F A B I O G R A S S I
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Filippo Egidio

La pittura di Filippo Egidio, tra passionalità e giocosità.

Filippo Egidio.Composizione.

Filippo Egidio arriva gradualmente alla pittura, tramite percorsi alternativi a quelli convenzionali ed accademici, pur avendo una personale cultura figurativa ed estetica. Una cultura “altra” che trae origine dalla diretta osservazione del mondo, dell’uomo nei suoi vari stati d’animo e principalmente della natura. La natura si presenta in alcune forme archetipiche e zoomorfiche, nelle quali coloratissimi volumi suggeriscono voli di uccelli. La vocazione al movimento è denunciata in modo chiaro da una tavolozza brillante, in cui i colori spesso complementari trovano comunque un ordine compositivo. Le suggestioni futuriste di un Giacomo Balla sono riproposte da Egidio con personale sensibilità (nel superbo “Grappolo di uva” il frutto diventa una vitalistica esplosione pirotecnica), unitamente a quelle matissiane di certi nudi femminili blu abbandonati alla calda luce mediterranea. In modo progressivo nella sua produzione si fa spazio una maggiore sensibilità nella resa plastica e materica delle superfici, assieme alla “sanguigna” necessità di riappropriarsi del gesto, da non vedere come una forma di pragmatico “action painting” quanto piuttosto come un incontro passionale ma estremamente rispettoso per la materia, che l’artista quasi interroga…come facevano i sacerdoti dell’antica Magna Grecia. Certo è che Filippo Egidio è della fiera terra calabrese, e delle antiche origini non subisce solo affascinazioni di tipo formale ma anche lo stretto rapporto con la sacralità, con la luce, con gli agenti della natura, sempre e comunque lontano dalle facili trovate che la nostra civiltà figurativa spesso propone. In ogni caso l’artista non disdegna di strizzare ironicamente l’occhio ad alcune soluzioni pittoriche di gusto pop che usando un neologismo si potrebbero definire “giocattolose”. 

La scelta di lavorare occasionalmente con supporti di recupero consente al pittore di ritrovarsi in alcuni legami intimi con “l’oggetto” caduto in disuso (non più “utile” e perciò dadaisticamente vicino all’arte). Gli stessi legami che animano quell’universo popolato da strane figure meccaniche, nature morte avviluppate da curiosi vortici di memoria decò, figure femminili piene di promesse e di attese. 

 

Fabio Grassi. gennaio 2006.

Filippo Egidio.Uva
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© Fabio Grassi